Descrizione
Ti presento Nebbiolo d’Alba Doc “Arione”.
Le Langhe: non solo un territorio, ma un tesoro
Siamo nelle Langhe, nel cuore del Piemonte. Immagina colline ondulate, terreni argillosi e un microclima perfetto per la viticoltura. Sì, è qui che il Nebbiolo d’Alba Doc Arione viene alla luce. Questo territorio è così speciale che è stato addirittura dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Verso la prima o la seconda settimana del mese di ottobre, quando la vigna si colora d’oro per l’arrivo dell’autunno, le uve Nebbiolo sono raccolte e selezionate manualmente. Successivamente portate nella cantina di Canelli per la pigiatura e la diraspatura.
Il mosto così ottenuto fermenta in grandi serbatoi a temperatura controllata, in compagnia di bucce e vinaccioli, fino all’esaurimento degli zuccheri naturali. E non finisce qui: frequenti travasi consentono una decantazione naturale delle fecce, e un anno di affinamento in grandi botti di legno regala a questo vino una maturità e una complessità unica. Ecco un dettaglio fondamentale: questo periodo di affinamento non solo aggiunge complessità al vino ma lo rende anche ideale per una conservazione più lunga. Vuoi un vino che migliora con gli anni? L’hai trovato!
Nebbiolo d’Alba Doc “Arione” nel Bicchiere: Un’Opera d’Arte Liquida
Immagina di versalo nel bicchiere, noterai subito un bel colore rosso rubino con una sfumatura granata, un invito visivo a scoprire di più.
Avvicinando il bicchiere al naso, ti accoglie un profumo robusto ma delicato, un mix di viola e lampone come passeggiare in un campo di viole contornato da cespugli di lampone. Con qualche anno di invecchiamento del vino questi profumi diventeranno più intensi ed evoluti.
E quando lo assapori? All’inizio è un po’ tannico, tipica caratteristica del vitigno Nebbiolo, ma con il passare del tempo e l’invecchiamento, si trasforma in una carezza vellutata.
Ora la parte più interessante: gli abbinamenti dove il cibo diventa un’esperienza a tutto tondo!
- Tajarin al Tartufo : Pensiamo a un classico piemontese estivo. I Tajarin, sottili tagliolini di pasta all’uovo, vengono conditi con il prelibato tartufo. È un piatto che brilla nella sua semplicità e ricchezza di sapori. Ecco dove entra in gioco il Nebbiolo: la sua struttura tannica e la sua acidità bilanciano la ricchezza del tartufo, aggiungendo una profondità e una complessità che rendono ogni boccone un’esperienza multisensoriale.
- Risotto al Castelmagno e Nebbiolo : Qui stiamo davvero spingendo l’asticella. Un risotto cremoso, cotto con un brodo ricco e il vino Nebbiolo. L’abbinamento con lo stesso vino utilizzato in cottura è un incontro fatto in paradiso. Le note vellutate del Nebbiolo enfatizzano la cremosità del risotto, creando un equilibrio di sapori che ti farà chiedere: “Perché non ci ho pensato prima?”
- Salmone alla Griglia con Riso al Cocco : Potrebbe sembrare un azzardo, ma fidati. Il sapore grasso e oleoso del salmone alla griglia trova un incredibile contrappunto nella struttura e nell’acidità del Nebbiolo d’Alba. È un’accoppiata che rompe gli schemi, ma che ti fa capire quanto il mondo del vino possa essere sorprendentemente versatile.
- Polenta e Osei : Un piatto tradizionale veneto, dove la polenta si sposa con piccoli uccelli di bosco cotti allo spiedo. La terra e la rusticità del piatto trovano nel Nebbiolo un compagno perfetto. Le note tanniche del vino riescono a bilanciare la ricchezza della carne, mentre i suoi profumi di viola e lampone aggiungono un tocco di eleganza all’insieme.
- Osso Buco : Parliamo di un piatto ricco, con carne di vitello cotta lentamente fino a diventare tenerissima. L’osso buco è una sinfonia di sapori e texture, che trova nel Nebbiolo d’Alba il suo direttore d’orchestra. La struttura tannica del vino riesce a bilanciare la ricchezza della carne, mentre la sua complessità aromatica eleva il piatto a una nuova dimensione di gusto.
Ogni abbinamento è una storia, un incontro tra due mondi che si scoprono e si valorizzano a vicenda.
E tu, sei pronto per questa esperienza gastronomica?
Curiosità sul Nebbiolo: Lo Sapevi?
Secondo alcuni, il termine Nebbiolo deriverebbe dal latino “nobilis”, “nobile”, perché questa varietà di uva è utilizzata per la produzione di vini “nobili”, “prestigiosi” e “aristocratici” come il Barolo e il Barbaresco.
Altri, invece, fanno derivare il nome da “nebbia”, proprio perché i suoi acini danno l’impressione di essere “annebbiati”, ricoperti dalla pruina abbondante, quindi di colore molto cupo.
Infine altri fanno risalire il nome alla tardiva maturazione dell’uva, che spinge la vendemmia al sorgere delle prime nebbie d’autunno.
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